La Val Tramontina: Un patrimonio ecologico da riscattare e valorizzare.

Una delle zone meno conosciute dell’Alto Pordenonese è la Val Tramontina. Essa costituisce il tronco montano del bacino del torrente Meduna, che scorre nel settore centrale delle Prealpi Carniche. L’orografia fortemente accidentata ai suoi estremi e la presenza di slarghi vallivi al suo centro in concomitanza con eventi storici del passato hanno dato un’impronta all’insediamento locale che non è stata affatto modificata dalle innovazioni che si sono registrate nel corso di questo secolo, le quali hanno solo attenuato le caratteristiche marginali della valle. Ed è proprio su queste caratteristiche che si basa l’originalità della zona, che, non avendo avuto nel passato frequenti contatti con l’esterno, presenta diverse peculiarità degne di attenzione.

La presenza dell’uomo ha relativamente modificato le amenità naturali della valle che non sono state per nulla deturpate dalla realizzazione di alcuni bacini artificiali nel secondo dopoguerra, i quali hanno creato un nuovo elemento di attrazione proprio quando la valle sembrava destinata a spopolarsi. L’uomo forse si è insediato nei Tramonti già in epoca preistorica, ma con certezza si può affermare che la zona cominciò ad essere densamente popolata nel secolo X. quando parte della popolazione friulana per sfuggire ardi Ungari, che annualmente infestavano la pianura, si ritirò in zone non facilmente raggiungibili. Ciò è confermato dalla denominazione data alla valle: per dei montanari infatti è naturale stare «tra i monti» e di conseguenza il nome Tramonti, che non compare in alcun documento anteriore al secolo X, è stato dato da popolazioni ivi trapiantatesi dalla pianura. Ma una più sicura conferma della data e del motivo di questo insediamento intensivo la si trae dalla locale denominazione di un registro in cui nel passato furono annotati f!,li eventi più rilevanti. Questo registro viene indicato col termine «catapano », con cui intorno al X sec. venivano chiamati i funzionari bizantini che avevano giurisdizione civile e penale nei possedimenti italiani. In quella epoca i Bizantini detenevano ancora le terre ove avrebbe avuto origine la Repubblica Veneta, per cui è probabile che affidassero a dei loro armati il compito di contrastare le incursioni di cui sopra. Probabilmente avvenne che in una di queste operazioni di contenimento le truppe bizantine si trovassero in difficoltà e fossero costrette a rifugiarsi in Val Tramontina, dove decisero stabilirsi restando alle direttive del loro comandante, a cui veniva attribuito il titolo di catapano. Venuta meno la figura di questo capo, il termine «catapano » rimase nel linguaggio locale, ma fu attribuito al registro in cui si raccoglievano gli atti e i fatti più importanti della Comunità. Questo termine ora è in disuso ma di esso e del relativo registro, purtroppo andato perso, si ha menzione in uno scritto del 1904.

I documenti più antichi adoperano la denominazione Tramonti per indicare tutta la valle del Meduna, mentre i villaggi principali vengono indicati Villa Superiore, Villa Media e Villa Inferiore. La denominazione Tramonti, riferita all’intera valle, è usata per la prima volta con sicurezza in un documento del 13 dicembre 1183 dal quale risulta che Papa Urbano III prende sotto la protezione della Sede Apostolica l’Abate di Sesto e tutti i suoi possessi, fra i quali sono nominati quelli di «Tramons », L’attuale denominazione dei maggiori tre centri abitati (Tramonti di Sopra. Tramonti di Mezzo e Tramonti di Sotto) è menzionata appeno nel 1608 nel «privilegio Tramontii », con cui i Provveditori veneti concedono alla comunità delle tre «ville» il diritto di uso di tutti i terreni comunali a patto che riservino per la casa dell’Arsenale tutto il legname resinoso. Nonostante questa denominazione ufficiale ancora oggi fra la popolazione della valle predomina l’uso di indicare i tre villaggi nel vecchio modo, specialmente quando si adopera il dialetto locale, che diversi vocaboli che non vengono usati da altre f!.enti friulane. Ciò è dovuto al fatto che fino al primo decennio di questo secolo la valle era servita da non buone vie di comunicazione, che hanno limitato i contatti con le altre popolazioni, per cui si sono mantenute facilmente alcune caratteristiche della antica parlata.

Attualmente la statale tramontina costituisce la principale via di comunicazione della valle, che da essa è collegata a sud con la Pianura Friulana e a nord con la Carnia. Questa strada meriterebbe di esser valorizzata poiché rappresenta la più breve via di comunicazione fra il Pordenonese e la Carnia, attraverso la Forcella Resi da cui in periodo preglaciale il Tagliamento scendeva nella Pianura Friulana. Lungo questa strada avvicinandosi da Meduno alla località Ponte Racli, che rappresenta il limite meridionale della valle, il paesaggio lentamente cambia. Infatti rilievi tramontinpiù. elevati, che prima apparivano in distanza, si avvicinano sempre più man mano che la strada risale il corso del Meduna. Superata la forra ipogea di Ponte Racli ci si trova innanzi il lago di Tramonti, le cui acque sono trattenute da una poderosa diga mimetizzata nella forra: si ha l’impressione di essere sulle sponde di un lago alpino, ma la mancanza di boschi di aghifoglie . nei dintorni ci mette sul!’ avviso che ci troviamo in zona prealpina. L’ambiente è infatti quello delle Prealpi Friulane. Si nota la ristrettezza delle aree coltivate e un insediamento di villaggi distribuiti in modo tutt’altro che regolare in rapporto all’aspra configurazione oro grafica, che li spinge a collocarsi nei tratti vallici più allargati e a non più di 700 metri di altitudine e che appaiono oasi di vita appartata in mezza a montagne quasi deserte. L’alpeggio comincia già a circa mille metri d’altitudine e le casere sono precedute da stavoli o semplici fienili di mezza stagione. Nell’insieme questo territorio è povero e giustifica la forte emigrazione.

A settentrione del lago vi è la conca dei Tramonti, che da esso è separata dall’accumulo morenico della Clevata. La posizione centrale della conca rispetto l’intera valle e la sua dolce morfologia, che non rappresenta ostacoli per le attività agricole, fecero di essa il centro naturale di attrazione delle genti rifugiatesi nella valle. I limiti altimetrici fortemente abbassati inducono il visitatore affrettato a stimare di trovarsi in una località alpina: infatti i rilievi tramontini hanno sembianze dolomitiche e il bosco di aghifoglie si spinge fino ai margini degli abitati. In realtà il fondo valle non supera i 600 metri e solo qualche vetta raggiunge i 2 mila metri. Nella conca si notano una serie di terrazze alluvionali profondamente solcate dai torrenti che le hanno armate. Questa conca si contrappone paesaggio delle altre zone della vallata che presentano il tipico aspetto delle valli di erosione; essa presenta delle analogie con la conca di Campone, una frazione di Tramonti di Sopra, ma data la ristrettezza di questa e la mancanza di terrazzamenti, che sono la sua peculiarità, è azzardato parlare di somiglianza fra le due conche.

Le genti qui stabilitesi si dedicarono per il proprio sostentamento alle attività rurali, che modificarono. tipicamente il paesaggio naturale. Queste attività hanno lasciato la loro impronta anche sul tipo delle dimore dei Tramontini: infatti quasi tutte le case di costruzione non recente sono tipiche abitazioni rurali.

Nella maggioranza esse ricalcano i tipi architettonici presenti nelle Prealpi Friulane, ma si trovano due specie di case rurali che è interessante esaminare. Il primo è un adattamento locale della casa carnica; esso presenta un portico sorretto da due o tre archi a tutto sesto, che poggiano su colonne o semplici pilastri. Al primo piano gli archi, in proporzioni minori, si ripetono in numero doppio e danno luce ad una loggia da cui si accede alle singole camere ed al solaio che prende luce da aperture ovoidali. che si aprono anche esse sulla facciata principale. Gli archi sono talvolta presenti anche nel rustico che non sempre è separato dall’abitazione. Il secondo tipo architettonico, che sommariamente descriviamo, è tipico della Val Tramontina. Esso si può considerare una sintesi operata dalle esigenze del luogo fra la casa cassana, la casa carnica e la casa dominicale dell’alta pianura friulana. Il portico è vasto e presenta due o più arcate che hanno la loro chiave di volta aggettante e una cornicetta alla base Al primo piano vi è una loggia a cui danno luce, come nella casa carnica, alcuni archi, simili a quelli del portico ma più piccoli, che si ripetono in numero doppio più una unità rispetto al pianoterra. Il solaio ha delle luci ovoidali che si aprono sul retro o sui muri laterali della casa; il rustico in questo tipo di dimora è sempre distaccato dal!’ abitazione e presenta anche esso un portico con archi a sesto fortemente ribassato. Questi due tipi di case rurali risalgono al secolo XVI e sarebbe opportuno che fossero oggetto di una adeguata protezione.

Le dimore più recenti non presentano invece peculiarità così accentuate ed hanno caratteri che si avvicinano sempre più al tipo della casa cittadina: ciò è un indice che un nuovo aspetto socio-economico impernia l’insediamento nella valle. Il fenomeno della deruralizzazione si è reso infatti più evidente da quando sono apparsi i primi esempi modesti di ville, tipo di dimora legato ad un genere di vita che non trova il suo diretto sostentamento nelle attività rurali. In merito a questo cambiamento intervenuto nel genere di vita dei Tramontini sarà bene soffermarsi particolarmente in una altra occasione.

De Castro Osvaldo

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