Un sistema urbanistico coordinato nell’Area Goriziana.

L’idea di una federazione europea è stata forgiata nel 1922 dall’austriaco Coudenhove-Kalerigi dopo le tragedie della prima guerra mondiale, ma il suo appello cadde nel vuoto in quanto i nazionalismi riemersi da quel conflitto indirizzarono le nazioni europee verso un confronto che avrà risultati ancora più tragici. Con il ristabilimento dei governi democratici in tutta l’Europa, dopo il secondo conflitto mondiale, e la presa di coscienza della necessità di avere delle regole comuni per essere politicamente ed economicamente più competitivi, si iniziò a delineare un organismo sovranazionale che rappresenta i prodromi di quella che sarà l’Unione Europea.

I primi passi concreti per la formazione di una entità politica transnazionale europea si ebbero nel 1949 con la costituzione a Strasburgo fra 17 stati di indirizzo democratico del Consiglio d’Europa e nel1951 con la creazione a Lussemburgo fra 9 .

stati della Comunità Economica del Carbone e dell’Acciaio (CECA). Dai positivi risultati dati dalla CECA si passò alla formazione nel 1957 con il trattato di Roma della Comunità Economica Europea (CEE), detta comunemente Mercato Comune Europeo (MEC), con sede a Bruxelles i cui organi erano la Commissione nominata dai consigli dei ministri degli stati membri ed il parlamento nominato dai parlamenti degli stati membri. La CEE, inizialmente composta da Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Olanda ebbe una evoluzione culturale nel tempo che nel 1991 sfociò nel trattato di Mastrich, che diede vita in sua vece all’Unione Europea con un parlamento eletto direttamente dai cittadini degli stati membri.

Con l’ampliamento dell’Unione Europea dello maggio 2004 si chiude un ciclo storico di 50 anni teso a dare stabilità politica all’Europa perché ne vengono a fare parte otto paesi già appartenenti al blocco politico che faceva riferimento alla Federazione delle Repubbliche Sovietiche.

Fra i lO stati (Rep.Ceca, Estonia, Cipro, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovenia, Slovacchia, Ungheria) che ora entreranno nell’Unione Europea l’unico paese che confina con l’Italia è la Slovenia. Alla fine della seconda guerra mondiale la linea di demarcazione fra l’Italia e la Yugoslavia aveva la connotazione di una cortina di ferro, la cui effettività era al tempo esponenzializzata dal ricordo ancora vivo degli eventi belli ci che avevano insanguinato la Venezia Giulia. Il governo yugoslavo a dimostrazione del suo indirizzo politico decise di realizzare una nuova città in quella che era stata la parte orientale di Gorizia, che, per rafforzare tale decisione, la chiamò Nova Gorica (Nuova Gorizia).

Fra i due stati si era creata inizialmente una forte contrapposizione che si identificò nell’assegnazione alla Yugoslavia di territori già appartenenti all’Italia, in una vigilanza armata del confine ed in una serie di decisioni ostili verso il nostro paese che male si coniugavano con lo spirito di quella che era stata una guerra per ottenere la liberazione da un regime oppressivo. Questa contrapposizione si è però progressivamente trasformata, anche in seguito allo sgretolamento della federazione yugoslava ed alla creazione della repubblica di Slovenia, in uno dei confini più permeabili con i paesi dell’est europa. Ora lungo i confini della Slovenia, con i due stati che già appartengono alla Unione Europea, è stato scelto, a dimostrazione di cosa è cambiato fra i popoli, il confine con Gorizia per celebrare l’entrata della Slovenia nell’Unione Europea.

L’ingresso della Slovenia fra i membri dell’Unione Europea e l’allargamento verso Est dell ‘Europa rappresentano, con il definitivo libero traffico delle merci e dei servizi, un momento di assoluta rilevanza storica, politica, sociale ed economica nonché, senza dubbio, la più grande opportunità che Gorizia e Nova Gorica ed loro territorio abbiano mai avuto negli ultimi decenni. L’allargamento non va inteso come un momento burocratico nella vita dei due popoli in quanto esso è al servizio della pace e dello sviluppo. Questa è l’occasione per superare le incomprensioni dei fatti storici; in questa area i due popoli, anche se utilizzano un idioma diverso e vivono in due stati distinti, dovranno vivere come un popolo unico ed essere uniti nella diversità: se ci si vuole evolvere, la diversità della lingua non deve essere un motivo di incomprensione e le minoranze etniche devono essere considerate come una ricchezza e non come un problema.

Le due città rimarranno sempre separate e distinte sotto l’aspetto amministrativo, ma non si può negare che esistono alcuni progetti economici e strutturali che dovranno essere realizzati congiuntamente, vista la contingenza fisica fra le due realtà alle quali va affiancato anche il territorio del fini timo comune sloveno di Sempeter-Vrtojba, perch6 nell’ottica dell’allargamento dell’Unione Europea non è più pensabile dar vita in un territorio naturalmente interconnesso ad interventi similari ma scollegati, in quanto sarebbe poco logico che i problemi comuni nell’area venissero risolti dai due Stati individualmente e con diverse modalità.

La caduta del confine doganale, la moneta unica in Europa, la libera circolazione di merci e capitali collocheranno il territorio di Gorizia non più in una posizione decentrata decisa dagli eventi bellici, ma, spostando l’asse di riferimento, al centro di un’area, che da secoli rappresentava il suo naturale circondario, con potenzialità di sviluppo notevolissime, capace di attirare nuove attività e capitali. Il territorio goriziano va inteso nel senso più ampio del termine: esso si estende sia nella Repubblica di Slovenia che nella Repubblica Italiana. Si tratta di un territorio omogeneo, che ha conosciuto attraverso i secoli intensi legami di natura economica, culturale, sociale ed amministrativa. Geograficamente questo territorio in Slovenia corrisponde al medio bacino dell’Isonzo, inclusi i principali affluenti e le zone limitrofe (amministrativamente corrisponde alla zona statistica goriziana): Gorizia ha rappresentato per queste terre già da tempi remoti il centro urbano su cui gravitare. Per la parte italiana esso comprende tutta la provincia di Gorizia e la limitrofa zona del Cervignanese e del Cividalese. Questo territorio è stato diviso negli ultimi 100 anni da un confine mobile, che non ha mai accontentato tutti e che anzi ha creato problemi. Ora nel quadro del nuovo sistema geopolitico che sposta ad Est i confini dell’Unione Europea, la posizione geografica dell’area goriziana è al centro di una regione nella quale la cultura latina, quella slava e quella tedesca si sono amalgamate in un crogiuolo formatosi in un’epoca che ormai appartiene alla storia.

L’imminente allargamento dell’Unione Europea ora modifica il significato del confine che divide il territorio goriziano e pone quindi la base per inedite possibilità e necessità di contatto uniti a concreti problemi urbanistici da risolvere di comune accordo. Gorizia e Nova Gorica da città di confine diventano il fulcro di un nuovo sistema socio-economico, pur con le iniziali difficoltà derivanti dalla persistenza di un confine politico e dalla perdita occupazionale conseguente all’ ablazione delle attività doganali. Gorizia potrà ora esercitare un ruolo di capoluogo di un’area più vasta, riallacciandosi attivamente ed in modo propositivo a quello che era il suo naturale entroterra, venuto meno alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

La nuova dimensione europea ed internazionale dell’area goriziana richiede un ripensamento verso le strutture produttive, confinarie ed autoportuali il cui funzionamento non può essere fine a se stesso, ma deve essere funzionai e ad un più ampio sistema di trasporti, collegamenti e servizi che comprenda il Porto di Monfalcone, lo scalo ferroviario di Cervignano, lo snodo autostradale di Palmanova, l’Aeroporto di Ronchi dei Legionari, lo snodo ferroviario di Divacia e lo snodo autostradale di Postumia. Le dimensioni internazionali dei mercati indicano come l’unica strada percorribile per un’area relativamente piccola come quella goriziana sia proprio quella dell’integrazione e della piena sinergia fra tutte le strutture esistenti sul territorio. Queste strutture logistiche vanno coordinate con le aree portuali di Trieste e di Capodistria e utilizzate in forma unitaria e razionale.

L’asse viario Ovest- Est rappresenta una risorsa irrinunciabile per l’intera regione Friuli Venezia Giulia e per la stessa Slovenia. Questo asse trova una adeguata risposta con un ammodernamento della viabilità ferroviaria ed autostradale sulla direttrice sussidiaria al Corridoio 5 nella valle del Vipacco, senza dar vita a nuove opere faraoniche che implicano pericoli ecologici e lunghi tempi di realizzazione. Il sistema viario dell’area goriziana dovrà poter interpretare un ruolo significativo nell’ambito del sistema logistico integrato europeo.

L’attrattività di un’area si concretizza anche attraverso un miglioramento ed una complessiva riqualificazione dell’offerta commerciale, nonch6 attraverso l’individuazione di nuovi spazi da destinare ad attività industriali ed artigianali. Una attenzione particolare dovrà essere posta alle strutture turistiche e culturali che vanno messe in rete per valorizzare al meglio il patrimonio del nostro territorio, che ha i numeri per attrarre nuovi flussi turistici. Il progetto di rilancio dell’area goriziana nel suo insieme non può prescindere da un altrettanto nuova ed ampia programmazione urbanistica e del sistema delle opere pubbliche che tengano nella dovuta considerazione le necessità di integrazione delle realtà socio-economiche ed in particolare di quelle che hanno risentito della esistenza di un confine che per diversi anni è stato una barriera. Dovranno essere studiati progetti di ricomposizione graduale degli assetti territoriali conseguenti all’ evoluzione dei rapporti confinari.

La valorizzazione delle peculiarità territoriali di tutta l’area sarà sostenuta con l’implementazione delle strutture agrituristiche e attraverso la creazione di una nuova rete di piste ciclabili in grado di connettersi funzionalmente sia con le infrastrutture realizzate dai comuni contermini sia con la rete già esistente in Slovenia, in modo da creare una rete che colleghi la laguna di Grado alle alte valli dell , Isonzo e della Drava, ed in particolare alla amena valle del Vipacco con la possibilità di raggiungere Lubiana attraverso la Selva di Pirro.

Per realizzare questo sviluppo diventa quindi imprescindibile una progettazione che sia in grado di connettere efficacemente le due aree che per motivi politici sono inizialmente cresciute mostrandosi la schiena. La programmazione urbanistica può rappresentare il punto di partenza di una nuova fase di collaborazione di più ampio respiro fra i comuni della fascia confinaria, che può essere sostenuta efficacemente a tutti i livelli: in particolare dall ‘Unione Europea ( ad es. con l’insediamento di servizi di livello internazionale e progetti specifici, che possono trovare un qualificato supporto nei servizi universitari già avviati da ambo le parti), ma anche dai rispettivi Governi nazionali e dalla Regione F-VG.

Il nuovo centro di interessi comuni presenterà però specifiche problematiche che i due Stati confinanti non sono ancora preparati ad affrontare e sulle quali ora non si trovano del tutto legittimati ad intervenire. L’area goriziana rappresenterà uno strumento adeguato per la soluzione dei problemi e delle questioni che superano i confini delle Amministrazioni Locali e degli Stati di riferimento: si dovrà realizzare un organismo autonomo di collegamento. L’implementazione della collaborazione fra i comuni dell’area confinaria va inizialmente dimensionata con lo scopo di individuare innanzitutto un sistema di procedure comuni e condivise. Il lavoro che ci attende non è semplice in quanto sono da coordinare servizi su territori finitimi ma regolati da legislazioni diverse: c’è il pericolo che dopo lo sbriciolamento del muro ideologico ci si trovi di fronte alla cortina di ferro della burocrazia, che va dipanata con il buon senso.

Sulla falsariga di quanto ora accennato il dr. Patrik Komjanc ci illustrerà lo studio da lui fatto per un coordinamento della pianificazione territoriale ed urbanistica dell’area goriziana. Sulle conseguenze che la nuova situazione doganale comporterà alla logistica dei traffici e del commercio ci intratterrà brevemente il dr. Daniele Orzan. L’ing. Bruno Crocetti invece relazionerà su quali sono stati i più recenti accordi, e come stanno procedendo, per giungere alla realizzazione di una nuova realtà socio-economica fra Gorizia, Nova Gorica e Šempeter-Vrtojba, pur in presenza di un confine di stato.

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