L’albero genealogico della famiglia de Castro

  L’intervento propone il percorso compiuto dall’autore nel corso del tempo teso a individuare gli antenati orìginari di Pirano. Mediante le informazioni ottenute dai congiunti egli iniziò ad interessarsi alle radici della famiglia. Durante quelle ri-cerche e grazie alle prime visite alla città di Tartini (negli anni Sessanta del secolo scorso) l’autore medesimo ebbe modo di udire più volte il nome del prof. Diego de Castro, suo cugino, ma che fino a quel momento non aveva avuto l’occasione di conoscere e/o di frequentare. La necessità di integrare le informazioni mancanti lo portarono a recar si più spesso nella città di San Giorgio, in cui visitò il campo santo e consultò la documentazione d’archivio, compresa quella parrocchiale. Nel 1971, a Roma, avvenne l’incontro tra i due cugini che giovò non poco anche allo scambio di informazioni sui vari rami della famiglia.

Nel contributo si presenta altresì l’albero genealogico realizzato dal canonico piranese Domenico Vidali attualmente conservato all’archivio della Curia di Trieste. 

Di Diego non ricordo che mi avesse parlato mio padre: ciò mi sembra strano perché lui, oltre ad avere un incarico di rilievo nel cantiere navale di Monfalcone, era esponente della Lega Nazionale e dei Marinai Italiani in Congedo (a casa ci sono delle sue foto in divisa ove ha i gradi di capitano di marina); nel 1943 era stato designato responsabile della gestione degli impianti al cantiere navale e per tali mansioni era a contatto con tante personalità: da una foto del 11 settembre 1943 si vede il direttore del cantiere che, assieme a mio padre e ad un altro funzionario, illustra il plastico dello stabilimento ai tedeschi. Ritengo quindi che con Diego si sia incontrato, ma ciò forse era avvenuto in maniera riservata.

Il nonno paterno, Marcello era nativo di Pirano e si era trasferito per lavoro a Trieste prima della nascita di mio padre, ma doveva aver mantenuto la casa a Pirano. Anche mio padre, nato a Trieste il 2 giugno 1901, si chiamava Marcello (in famiglia era soprannominato Marcelin) ; egli mi aveva raccontato quando ero giovane alcune notizie sulla sua vita a Pirano: mi parlava che avevano una casa in Ponta ove andavano a passare le vacanze estive; di un gatto, ospite in quella casa, che aveva fatto un balzo da una finestra per prendere un colombo rovinando però nel sottostante vicolo perdendo un occhio, incidente da cui aveva ottenuto il nome di Susin; di passeggiate fatte fino alle saline. Nel prosieguo della nostra vita in famiglia non si è avuta occasione di parlare più approfonditamente di Pirano.

Negli anni della giovinezza ho avuto pochi contatti con i parenti de Castro di Trieste, forse perché la città era vigilata dalle truppe alleate, non essendo ancora stata definita la sua sorte in conseguenza degli eventi bellici che avevano indirizzato le mire del governo jugoslavo verso l’annessione dell’intera Venezia Giulia. Non ricordo di avere parlato con mio padre delle origini storiche della nostra famiglia, a casa però stranamente circolava l’ipotesi che la famiglia fosse originaria della Spagna e che si fosse insediata a Pirano per fare commerci: forse mio padre non si era mai documentato a fondo su tale argomento, anche se poteva mettersi facilmente in contatto con coloro che erano in possesso di tali informazioni.

A casa mia a Monfalcone era arrivata nei primi anni ’50, forse dopo la morte della nonna Gisella (e comunque dopo che era andata via la famiglia di sinistrati che era stata ospitata al piano superiore nella nostra casa) , la scrivania del nonno Marcello con tutto l’arredo a lui risalente: arredo che per me risultò molto interessante. Con la scrivania era arrivato anche un documento sulle origini piranesi della famiglia de Castro, documento che allora mi era vietato toccare: era un albero genealogico della nostra famiglia fatto dalla parrocchia di Pirano, in cui si attestava che mio nonno Marcello era un figlio maschio di un ramo della famiglia de Castro di Pirano. Il documento era servito al nonno per ottenere una borsa di studio dalla parrocchia di Pirano medesima per la frequenza della scuola: la borsa di studio (chiamata ‘stipendio’) era stata istituita con un lascito alla parrocchia da Pietro de Castro nato a Pirano il 4 maggio 1792, commerciante affermato, morto l’8 marzo 1857 senza eredi diretti, lasciando tutti i suoi beni alla parrocchia: il lascito prevedeva, oltre l’attribuzione della citata borsa di studio agli  aventi diritto, la celebrazione da parte del parroco di una messa solenne nella ricorrenza annuale del decesso del  benefattore.

Mio padre non mi aveva detto nulla, ma doveva nutrire una forte avversione verso il governo jugoslavo perché si era rifiutato di usufruire dei permessi di transito del confine che erano stati concessi ai residenti nella fascia adiacente alla frontiera: lui era di forti sentimenti italiani e per questo motivo gli jugo-slavi, nei quaranta nefasti giorni della loro occupazione di quella che allora era la provincia di Gorizia, avevano tentato di deportarlo. Conseguentemente da giovane non ho avuto occasioni per recarmi a Pirano.

A tenermi ulteriormente lontano dall’Istria ha concorso la mia frequenza del liceo scientifico a Udine, ove ero ospite nel collegio Bertoni. Le cono-scenze fatte nella Patrie dal Friùl mi hanno fatto porre attenzione ad eventi e culture del luogo, allontanandomi così da occasioni di incontri con Diego.

Negli anni ’60, dopo la restituzione di Trieste all’Italia nel 1954, i rapporti con la Jugoslavia si erano progressivamente resi meno tesi ed i diplomatici dei due stati stavano preparando il documento che avrebbe messo la parola fine ai contenziosi fra Italia e Jugoslavia, lasciati aperti dal Trattato di pace e dal Memorandum di Londra. Io intanto avevo concluso gli studi liceali e, ritrovati gli amici bisiachi, questi mi convinsero a farmi il lasciapassare per la vicina Repubblica Federativa.

Quando ho cominciato a frequentare l’Università a Trieste, tramite le nuove conoscenze ivi maturate, mi sono fatto un quadro più preciso di cosa avesse fatto realmente Diego per Trieste, ma non ho cercato di approfondire con gli zii gli eventi della nostra famiglia: ero troppo preso dalla novità di un diverso sistema di studi e dalle nuove conoscenze. Non ho appurato con loro neanche il nostro rapporto di parentela con Diego che era molto conosciuto a Trieste.

Nel gennaio del 1964 mi sono recato per la prima volta a Pirano ed è stato in questa circostanza che ebbi modo di sentir parlare del mio cugino Diego e della sua eclettica personalità: infatti, chiedendo a Pirano notizie sulla famiglia de Castro e sulle vicende storielle di quella cittadina, da più persone mi era stato suggerito di contattare il professor Diego de Castro, residente a Torino, che era una persona che conosceva bene le vicende dei miei avi. Al rientro a casa ricordo che mia madre, messa al corrente sulla mia visita a Pirano, mi aveva parlato di Diego quale rappresentante dello Stato italiano presso il Governo Militare Alleato di Trieste ed ora docente all’Università di Torino.

Dopo la morte di mio padre, avvenuta il 3 marzo 1964, mia madre mi consegnò le poche ‘carte di famiglia che lui aveva (due alberi genealogici e un disegno dello stemma di famiglia fatto da mio nonno) e ho cominciato a interessarmi alle radici della mia famiglia.

All’università di Trieste dopo alterne vicende alla facoltà di ingegneria ho intrapreso il corso di laurea in scienze politiche. In questo nuovo corso di studi, a stretto contatto con giurisprudenza ed eco-nomia e commercio, ho conosciuto diversi professori che mi hanno chiesto se ero parente di Diego: alcuni di essi mi hanno raccontato di conoscerlo personalmente e di essere anche suoi amici, venendo così a conoscenza di nuovi aspetti dell’impegno accademico e politico-storico del mio illustre parente; qualcuno che lo frequentava abitualmente mi ha raccontato anche delle cose della sua vita privata. Mi sentivo come messo in ombra dalla presenza di tale personalità: lui mi sembrava essere tanto lontano, per questo non lo ho cercato mentre poi ho scoperto che mi sarebbe potuto essere veramente vicino nei momenti delle scelte: lui, tanto impegnato, trovava sempre uno spazio di tempo per chi lo avvicinava. Diego però, anche non conoscendolo personalmente, mi è stato di sprone per un buon esito del mio corso universirario, poiché tenendo presente il suo valore professionale e la sua personalità carismatica, stimolava il mio amor proprio a rendere il meglio di me per non sfigurare il nome della famiglia.

Dopo aver concluso, nel febbraio del 1970, il corso di studio universitario, mi sono recato più spesso a Pirano con l’intenzione di integrare i dati contenuti nell’albero genealogico che si era fatto fare mio nonno Marcello: ho visitato il cimitero dove al tempo vi erano tante tombe di famiglie italiane ; sono andato all’ archivio ma mi sono trovato in un luogo dove la lingua ufficiale di allora mi rendeva più difficile ogni tipo di ricercaUn giorno mi sono recato in parrocchia dove, dopo essermi presentato al parroco sloveno, ho chiesto in particolare notizie sullo stato del lascito di Pietro de Castro: vi lascio immaginare quale faccia abbia fatto il curato perché si era disinteressato di adempiere, pur essendone a conoscenza, alla volontà formulate dal legatario di dire una messa nell’anniversario del suo decesso: io gli ho detto che per il futuro menzionasse solo il nome in una messa nell’anniversario della sua morte.  La visita più interessante è stata quella alla parrocchia ove ho trovato conservati i libri dei battesimi, dei matrimoni e dei funerali dal 1500 ai giorni nostri. Sulla scorta della gran mole di documenti antichi visti a Pirano ho avuto un approccio con un corso di archivistica finalizzato per la lettura di testi antichi.

Nel gennaio del 1971 ho incontrato  a Roma il mio ‘antico cugino’ (così mi chiamava Diego nelle sue lettere) che sentito il mio interesse a raccogliere dati sull’origine della nostra famiglia mi contrappose un “Lei non la troverà mai tutto quel che mi go scoverto”: ci scambiammo una serie di informazioni sui vari rami della famiglia per fare reciprocamente un lavoro ad incastro più complesso.

Nell’agosto del 1974 con mia moglie ci siamo fermati un paio di giorni a Pirano e con il permesso del parroco ci trattenevamo nella parrocchia fino a tarda sera per trascrivere i dati delle nascite, dei matrimoni e dei decessi dei miei avi nei secoli: sono dati che successivamente riporterò in un mio albero genealogico, lungo un paio di metri con dei contenuti decisamente più esaustivi di quelli riportati nel documento preparato per il nonno Marcello. Mancando alcuni volumi, il parroco mi suggerì di consultare copia dei libri gentilizi[1] depositati in Curia a Trieste, dato che i libri sono stati fatti in duplice copia, di cui una è rimasta al parroco mentre l’altra è stata inviata al vescovo.

In curia, essendo venuti a conoscenza delle finalità della mia ricerca, vengo presentato a mons. Malusà, già arciprete di Pirano, il quale mi mette in contatto con don Piero Fonda che conosceva il detentore di una particolare documentazione sulle famiglie piranesi, eseguita dal canonico Vidali di Pirano, che era stata trasferita segretamente a Trieste a seguito dell’esodo di tante famiglie piranesi, in conseguenza delle note vicende belliche che hanno portato alla disgregazione geopolitica della Venezia Giulia. Da don Piero vengo messo a conoscenza che a Trieste esiste una raccolta di alberi genealogici delle famiglie più eccellenti di Pirano fatta dal canonico Vidali sulla base dei documenti esistenti in parrocchia a Pirano; questa raccolta, che comprende anche un foglio relativo alla famiglia de Castro (il n. 17). Prendo visione del foglio che riguarda la mia famiglia e trovatolo molto interessante, chiedo di poterne fare una copia: essendo quello un documento della parrocchia di Pirano non legalmente presente a Trieste ed essendo in corso le trattative italo-jugoslave per la chiusura dei contenziosi rimasti da risolvere dopo la fine della guerra, il passaggio temporaneo nelle mie mani di questo documento di importanza storica, per una sua riproduzione fotografica, è stato circondato da un clima di riservatezza, previo esame da parte del detentore dei documenti delle mie istanze che erano tese solo a conoscere l’albero genealogico della mia famiglia; vi era il timore che i documenti del Vidali venissero individuati e che il comune di Pirano ne chiedesse la restituzione. Mi sono fatto fotografare l’albero genealogico, nel cui originale i nomi dei figli sono scritti in inchiostro nero mentre i dati dei matrimoni sono apposti a margine con inchiostro verde; altre annotazioni (non ricordo quali) sono invece con inchiostro rosso. Ho constatato che sul foglio consegnatomi sono state aggiunte delle integrazioni a matita da parte di persone che hanno consultato il documento dopo la sua predisposizione: fra di esse ho notato il nome “Diego” vergato con la calligrafia del Professore.

Nelle vicende successive della mia vita, che mi hanno visto segretario co-munale, pubblicista, montanaro e geografo otre ad aver fatto alcuni traslochi e attraversato vicissitudini familiari, mi ero dimenticato di possedere anche il negativo su vetro della fotografia fatta all’albero genealogico redatto da Vidali.

Quando ho deciso di venire a questo convegno ho voluto essere presente con un mio contributo, per  essere un attore del convegno e non solo uno spettatore: per farlo ho cercato di trovare qualcosa di originale, poiché sulla vita di Diego vi erano molti autorevoli personaggi che intervenivano in quelle due giornate. Una settimana prima mi ero improvvisamente ricordato che possedevo il negativo della fotografia fatta al documento del Vidali ed ho chiesto la collaborazione di mio figlio Domenico per il suo ritrovamento, poiché almeno trenta anni fa lo avevo riposto in un cassetto della scrivania del nonno Marcello che è rimasta nella casa della mia famiglia, da cui mi sono volontariamente allontanato tre anni fa. Una volta ritrovato il negativo è sorto il problema di rintracciare in pochi giorni chi fosse in grado di sviluppare una foto impressionata su una lastra di vetro: dopo una breve ma affannosa ricerca un fotografo di Gorizia mi ha assicurato che lui poteva scannerizzare il negativo per poi svilupparlo nonché trasformarlo in documento informatico. Il relativo file che contiene l’immagine dell’albero genealogico, avuto da don Fonda, mi è arrivato appena mercoledì sera (14 novembre 2007) ed ora condivido con Voi il piacere di vederlo proiettato. Naturalmente ho apportato anche i dovuti aggiornamenti al presente intervento.

Da un esame dei nominativi riportati nel documento ora richiamato, l’ascendente in comune con Diego risulta essere Giovanni Battista nato il 18 febbraio 1675, che ebbe sette figli fra i quali Domenico, nato il 22 novembre 1724, e Giovanni Pietro (detto Zampiero), nato il 22 novembre 1728, rispettivi capo-stipiti del ramo a cui apparteniamo rispettivamente Diego ed io. Questo collegamento con l’ascendente comune è stato possibile individuarlo grazie  all’aggiunta fatta da Diego a matita ai nomi riportati dal canonico Vidali. Infatti nel citato documento ho notato che sotto il nominativo di un certo Domenico nato nel 1857, è stata vergata a matita una linea perpendicolare sotto la quale è riportato con la calligrafia del prof. de Castro il nome ‘Diego’, per testimoniare la sua discendenza da quel ramo della famiglia. L’ascendente in comune mi era stato indicato dal professore nel 1971, dopo che gli avevo fornito i dati dell’albero genealogico avuto da mio nonno, e lui  in base alle sue ricerche mi aveva individuato l’ascendente comune, non riferendomi però che aveva avuto modo di consultare il documento redatto da Vidali, che era già a Trieste quando lui rivestiva le funzioni di rappresentante del governo italiano presso il Governo Militare Alleato del Territorio Libero di Trieste.

Il primo (o ultimo in termini temporali) ascendente nel ramo della mia famiglia riportato nel lavoro fatto da Vidali si individua nel mio bisnonno Cristoforo, che ivi è menzionato come “Cristo 43” (= Cristoforo nato nel 1843) figlio di Giovan Battista nato nel 1811 e sposato nel 1833.

Circa un anno dopo la scoperta dell’albero genealogico, un giorno che sono andato presso la locale Sezione dell’Archivio di Capodistria per visionare documenti che riguardano la mia famiglia ho rinvenuto con mia grande meraviglia il testamento di Giovan Battista De Castro morto nel 1558: a lui è dedicato il cenotafio che è nella chiesa di S.Francesco. Nel lavoro del Vidali il suo nominativo è stato aggiunto a matita. Inoltre sul retro del testamento, in corrispondenza della certificazione di deposito del documento si notano tre sigillature impresse nella cartapesta effettuate presumibilmente con l’anello dell’antennato. Sulle sigillature si nota uno scudo nel cui campo risaltano tre fiori pentifoglie (presumibilmente tre rose canine); lo scudo è sormontato da due teste di volatili di cui quella di sinistra (per chi guarda la sigillatura) appartiene ad un volatile mentre quella di destra ha il becco allungato e non è facile individuarne la specie. Lo scudo inoltre nella parte inferiore ed  in quelle  laterali è contornato dalla scritta “ Z B DE CASTRO “. Purtroppo con Diego non mi sono soffermato a discutere su questo testamento, mi ha solo scritto in data 16 gennaio 1976 “Non conosco il testamento di G.B. de Castro: dovrebbe essere interessante”. Durante i nostri successivi incontri i fatti della vita hanno portato la nostra attenzione verso altri argomenti.

Società dì studi storici e geografici, Pirano

Comunità degli Italiani “Giuseppe Tartini”, ed. il Trillo Pirano 2011 – Diego de Castro 1907-2007, pag 285

Un commento riguardo “L’albero genealogico della famiglia de Castro

  1. Giambattista

    Buongiorno sig. Osvaldo, mi presento: sono Giambattista Canilli, nipote di Giulia Redenta de Castro, figlia di Piero de Castro e Lidia Vatta, originari di Pirano, cugini di Diego de Castro da parte di padre. Ho letto il suo sito, cercando come lei informazioni sul passato della mia famiglia. Mi farebbe molto piacere prendere contatto con lei, anche solo per fare due chiacchere e per vedere l’albero genealogico che ha pazientemente ricostruito.
    Sperando che questo messaggio le arrivi, la saluto cordialmente.

    Giambattista Canilli
    [email protected]

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