Due città di confine al centro della Nuova Europa

Con l’entrata della Slovenia nella UE dopo cinquant’anni Gorizia e Nova Gorica devono affrontare e risolvere i problemi che le accomunano in un nuovo assetto territoriale che permetta l’integrazione politica, culturale ed economica di due realtà nazionali.

Fra i dieci Stati che hanno contribuito ad ampliare l’Unione Europea l’unico paese che confina con l’Italia è la Slovenia. Lungo i confini della Slovenia con i due Stati che già appartengono alla Unione Europea, per celebrare questo avvenimento è stato scelto, a dimostrazione di cosa è cambiato fra i popoli, il confine con Gorizia.

L’ingresso della Slovenia fra i membri dell’Unione Europea e l’allargamento verso Est dell’Europa rappresentano, con il libero traffico delle merci e dei servizi, un momento di assoluta rilevanza storica, politica, sociale ed economica, senza dubbio la più grande opportunità che Gorizia e Nova Gorica ed il loro territorio abbiano mai avuto negli ultimi decenni. Alla fine della seconda guerra mondiale la linea di demarcazione fra l’Italia e la Jugoslavia aveva la connotazione di una cortina di ferro. Fra i due Stati si era creata inizialmente una forte contrapposizione che si identificò in una vigilanza armata del confine ed in una serie di decisioni ostili verso il nostro paese. Il Governo jugoslavo decise di realizzare una nuova città in quella che era stata la parte orientale del Comune di Gorizia e per enfatizzare tale decisione, la chiamò Nova Gorica (Nuova Gorizia). Tra gli obiettivi che il Governo jugoslavo si poneva era quello di sradicare i rapporti che per secoli avevano collegato Gorizia con l’alta valle dell’Isonzo passata ora sotto il suo controllo. Tra le due città, però, si instaurò uno stretto rapporto di interdipendenza che richiedeva l’assunzione di nuovi accordi, dato che i rispettivi tenitori erano separati da un confine di Stato che male si coniugava con le necessità delle popolazioni residenti.

I rapporti economici fra i due Statisi intensificarono progressivamente essendo il Triveneto, specie nel campo economico, naturale punto di riferimento  per tutto l’alto bacini dell’Isonzo. L’interscambio di beni i servizi si sviluppò in particolar modi nel Goriziano dove, a servizio dei traffici su strada fra i due Paesi, fu riconosciuta dal Trattato di Osimo del 1985 l’opportunità di realizzare in località S. Andrea (Standrez) un interporto che progressivamente assunse un ruoli sempre più rilevante nei traffici si strada fra l’Italia e la Slovenia. I medesimo trattato ha previsto anche 1creazione di una zona speciale a cavallo del confine per incentivare i traffici di beni in questa area. Diversi passi del trattato di Osimo, nel localizzare queste iniziative nell’area Goriziana hanno comportato una rivisitazione delle previsioni urbanistiche nei territori a cavallo del confine, dato che cola creazione della Repubblica di Slovenia è aumentato l’interscambi fra i due Paesi.

Con l’accordo di Lussemburgo del 10 giugno 1996 tra la Comunità Europea, da una parte, e la Repubblica di Slovenia dall’altra venne decisa l’entrata della Slovenia nell’U.E. Le due Amministrazioni comunali e Gorizia e Nova Gorica con eccezionale impegno avevano intanto costituito gruppi di lavoro transfrontalieri che predisposero una serie di progetti per ambedue le Comunità per porre rimedio alle conseguenze negative derivarti dalla ablazione delle barriere doganali. Sulla scorta di questi studi si formalizzò da parte del Comune di Gorizia nell’estate del 1997 una richiesta di sovvenzione al Parlamento europeo per la riconversione economica della fascia frontaliera che nel dicembre dello stesso anno fu inserita nel bilancio comunitario come “Progetto di riconciliazione tra gli abitanti di Gorizia e Nova Gorica”. Le due Municipalità hanno successivamente lavorato per la stesura del documento programmatico denominato “Progetto pilota di riconciliazione tra gli abitanti di Gorizia e Nova Gorica” sottoscritta il 4 aprile 1998 con la finalità di evitare che l’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea potesse causare nell’area goriziana la desertificazione delle attività connesse all’economia di confine. A questo impegno del “Progetto di Riconciliazione” si è affiancato il 9 marzo 1999 anche il finitimo Comune di Šempeter-Vrtojba.

Questi accordi fra enti territoriali appartenenti a Nazioni diverse sono la testimonianza della presa di coscienza delle Comunità locali, che vivono in prossimità del confine, della necessità di assumere le decisioni che condizionano la loro convivenza senza dover attendere gli interventi dei rispettivi organi di Governo.

La cooperazione fra i due Comuni, sostenuta dalle organizzazioni economiche e sociali di tutta l’area di confine nel luglio del 1998 ha trovato nel Patto Transfrontaliero, lo strumento per favorire lo sviluppo del territorio dell’intera area goriziana secondo una metodologia concordata. Il Patto ha dato origine, dopo l’ufficiale riconoscimento da parte dei Governi italiano e sloveno, al Protocollo di Collaborazione Transfrontaliera per il coordinamento dei progetti con l’intento di accelerare il superamento della barriera del confine e rendere possibile uno sviluppo coordinato e complementare di tutta l’area goriziana.

Per individuare e coordinare le varie iniziative di interesse comune le Giunte dei Comuni di Gorizia, Nova Gorica e Šempeter-Vrtojba si sono impegnate in riunioni periodiche(incontri che si rapportano agli Accordi di programma previsti nel nostro ordinamento) nelle quali vengono presi gli impegni politici comuni, che dopo vengono recepiti in atti deliberativi dalle singole amministrazioni. Il livello territoriale della programmazione è quello che da risposte celeri alle problematiche locali. Esse sono sottoposte all’attenzione della Regione per ottenere gli interventi finanziari per la soluzione delle necessità emerse: Comuni e Regioni nella sfera delle proprie competenze devono essere consapevoli delle interazioni esistenti fra politiche territoriali e regionali.

La centralità della nostra Regione nei traffici europei.

I primi esempi di collaborazione transfrontaliera sono ormai tangibili e, tra essi, ricordiamo: il collegamento previsto dal trattato di Parigi dell’acquedotto di Gorizia con una sorgente sita oltre confine, la strada per il Collio sloveno e il nuovo valico internazionale di S. Andrea previsti dal trattato di Osimo, la collaborazione frale strutture sanitarie di Gorizia e di Šempeter che è in avanzata fase di definizione ed, infine, la linea transfrontaliera di autobus che serve le due città. Sono da verificare le implicazioni che derivano, in presenza di legislazioni distinte, dalla previsione di un sistema universitario integrato fra i due Capoluoghi, dallo studio di un progetto unico di depurazione degli scarichi liquidi civili e produttivi nonché dall’ipotesi di realizzare un impianto di smaltimento dei rifiuti a servizio dell’intera area goriziana.

Permangono fino al gennaio 2007 i controlli al confine sul passaggio delle persone, ma gli stessi da diversi anni sono stati molto liberalizzati: in attesa che il confine di stato diventi una semplice demarcazione territoriale anche per le persone, si dovrà trovare una revisione allo status di lavoratore extracomunitario che in Italia viene attribuito ai lavoratori sloveni. Ci sono delle diversità culturali fra i due Paesi che devono essere considerate solo come un punto qualificante delle rispettive caratteristiche di provenienza e non come un elemento di differenziazione. Questa è l’occasione per superare le incomprensioni dei fatti storici; in questa area i due popoli, anche se utilizzano un idioma diverso, dovranno vivere come un popolo unico ed essere uniti nelle diversità, le minoranze etniche e la multiculturalità devono essere considerate come una ricchezza e non come un problema. Le due città rimarranno sempre separate e distinte sotto l’aspetto amministrativo ma non si può negare che esistono alcuni progetti economici e strutturali che dovranno essere realizzati congiuntamente, vista la contingenza fisica fra le due realtà alle quali va affiancato anche il territorio del finitimo Comune sloveno di Šempeter-Vrtojba.

La caduta del confine doganale, la moneta unica in Europa, la libera circolazione di merci e capitali collocheranno Gorizia ed il suo territorio non più in una posizione emarginata. È un territorio omogeneo che ha avuto, attraverso i secoli, intensi legami di natura economica, culturale, religiosa, sociale ed amministrativa. Geograficamente questo territorio in Slovenia corrisponde  al   medio  bacino dell’lsonzo, inclusi i principali affluenti e le zone limitrofe (amministrativamente corrisponde alla regione statistica Goriziana): Gorizia ha rappresentato per queste terre già da tempi remoti il centro urbano su cui gravitare. Per la parte italiana questo territorio comprende tutta la provincia di Gorizia e le limitrofe zone del Cervignanese e del Cividalese.

Il nuovo ruolo dell’area goriziana

Nel quadro del nuovo sistema geopolitico che sposta ad Est i confini dell’Unione Europea, la posizione geografica dell’area goriziana è al centro di una regione (l’Alpe Adria) nella quale la cultura latina, quella slava e quella tedesca si sono amalgamate in un crogiuolo formatosi in un’epoca che ormai appartiene alla storia: questo territorio nell’Unione Europea potrà acquisire un ruolo importante trovandosi al centro di flussi economici e culturali. Gorizia e Nova Gorica da città di confine diventano il fulcro di un nuovo sistema socioeconomico, pur con le iniziali difficoltà derivanti dalla persistenza di un confine politico: per cinquant’anni due centri urbani, divisi da un confine, hanno trovato punti di contatto solamente nei pochi valichi, sviluppando nel contempo separate strutture ereti di collegamento. Il progetto di rilancio dell’area goriziana nel suo insieme non può prescindere da un’altrettanta nuova ed ampia programmazione urbanistica e del sistema delle opere pubbliche che tengano nella dovuta considerazione le necessità di integrazione delle realtà socio-economiche ed in particolare di quelle che hanno risentito della esistenza di un confine che per diversi anni è stato una barriera. Dovranno essere studiati progetti di ricomposizione graduale degli assetti territoriali conseguenti all’evoluzione dei rapporti confinari per ricucire il tessuto urbano dei tre centri transfrontalieri, trasformando le aree attualmente periferiche in occasioni di integrazione.

La programmazione urbanistica può rappresentare il punto di partenza duina nuova fase di collaborazione di più ampio respiro fra i Comuni della fascia confinaria, che può essere sostenuta efficacemente a tutti i livelli: in particolare dall’Unione Europea (ad esempio con l’insediamento di servizi di livello internazionale e progetti specifici, che possono trovare un qualificato supporto nei servizi universitari già avviati), ma anche dai rispettivi Governi nazionali e dalla Regione FVG. Attualmente nell’ordinamento sloveno non è riconosciuto l’istituto regionale ma il parlamento di Lubiana sta già esaminando le modalità per la istituzione di enti regionali. I due Stati dovranno affrontare assieme un riordino idrogeologico che implichi una riqualificazione ambientale, in particolare in quei bacini idrici che hanno dato luogo a fenomeni eclatanti. L’implementazione della collaborazione con Nova Gorica e i Comuni contermini va inizialmente dimensionata con lo scopo di individuare, innanzitutto, un sistema di procedure comuni e con divise, nonché una più efficace tutela dei corsi d’acqua dall’inquinamento provocato dai rifiuti civili e produttivi. Si è costituito un nuovo centro di interessi comuni che presenterà specifiche problematiche che i due Stati confinanti non sono del tutto preparati ad affrontare e sulle quali ora non si trovano del tutto legittimati ad intervenire. L’area goriziana rappresenterà uno strumento adeguato per la soluzione dei problemi e delle questioni che superano i confini delle Amministrazioni locali e degli Stati di riferimento. Si   potrà realizzare  un organismo  di collegamento attraverso un confine che fino a poco tempo fa non conosceva la libera circolazione di merci e persone. Il lavoro che ci attende non è semplice in quanto sono da coordinare servizi su tenitori finitimi ma regolati da legislazioni diverse: c’è il pericolo che dopo la caduta del muro ideologico ci si trovi di fronte alla cortina di ferro della burocrazia. Si tratta infatti di lavorare con l’utilizzo del buon senso alla luce del diritto positivo vigente nei due Stati, in quanto finora la Slovenia con l’atto di associazione all’Unione Europea si è impegnata ad armonizzare la propria legislazione alle normative comunitarie ed è sulla base di questo impegno che vengono elaborati gli accordi fra i tre Comuni.

La foto aerea di Pierluigi Bumbaca (g.c.) inquadra la via San Gabriele di Gorizia e Nuova Gorica in prossimità della stazione transfrontaliera. Sopra il titolo, il ponte ferroviario sul fiume Isonzo; sotto, una veduta panoramica di Castagnevizza del Carso – Slovenia (foto Curto).

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